Petrolio, Venezuela: Cuba salva la nazione dai sequestri Il Venezuela ha trovato il modo per evitare i sequestri dei beni petroliferi. Per ora…La crisi delle esportazioni di Petrolio che il Venezuela sta affrontando ha indotto causato enormi problemi alla controllata statale PDVSA (Petroleos de Venezuela) ed alla nazione intera, ma per ora Caracas sembra avere la possibilità di limitare i danni sfruttando i trasferimenti di greggio STS (Ship to Ship). ossia spostando i carichi di Petrolio da vascello a vascello nella vicina Cuba, una modalità, questa, che consente a PDVSA di evitare, almeno per il momento, il sequestro dei beni.
Il Venezuela, tuttavia, sta adempiendo a meno del 50% degli obblighi di fornitura verso i clienti, con una produzione di Petrolio che si attesta ai livelli più contenuti dell’ultimo trentennio dopo che il collasso degli investimenti e la fuga in massa dei lavoratori da PDVSA hanno lasciato il paese privo del denaro necessario a finanziare il locale governo tartassato da una crisi economica che non concede tregua.
Ad aggravare la situazione sono le diatribe legali in essere, ed un esempio su tutti è quello della compagnia petrolifera americana ConocoPhillips che ha iniziato ad espropriare i beni della controllata statale venezuelana presenti nei Caraibi.
La catena di espropri ha privato PDVSA dell’accesso ad infrastrutture di fondamentale importanza come, ad esempio, la raffineria Isla a Curacao ed il terminal BOPEC a Bonaire, due siti che concorrono a sostenere quasi il 25% dell’export di Petrolio della società.

La raffineria La Isla (Curacao)
A questo punto, per PDVSA, è diventato imperativo trovare un metodo efficace che consentisse alla società di inviare i carichi ai clienti senza incorrere nel rischio di sequestro dei beni a seguito dell’iniziativa legale di Conoco, e questo metodo è rappresentato proprio dai cosiddetti trasferimenti Ship to Ship (STS, ossia da nave a nave).
I problemi, tuttavia, non mancano di certo, e la situazione si mostra talmente tesa da indurre PDVSA a “ricattare” i propri clienti minacciando gli stessi dell’applicazione della clausola di forza maggiore alle forniture nel caso in cui non venisse accettata la modalità di trasferimento del carico suggerita dalla controllata statale venezuelana che, tra l’altro, ha anche chiesto ai suoi clienti di non inviare vascelli da caricare sino a quando non fossero stati smaltiti quelli già presenti sulla costa che sono causa di notevoli intasamenti nei terminal venezuelani.
In prima battuta i clienti di PDVSA si sono mostrati restii nell’accettare la modalità di trasferimento dei carichi proposta da PDVSA a causa dei costi elevati che questa comporta insieme all’obbligo di adempiere a norme di sicurezza estremamente restrittive ma, nonostante tutte queste complicazioni, PDVSA è riuscita ad esportare circa 1,3 milioni di barili giornalieri nel mese di luglio contro i 765000 barili giornalieri che hanno contraddistinto la prima metà di giugno. Il volume in oggetto è di certo ragguardevole, ma siamo appena al 59% dei 2,19 milioni di barili giornalieri che rappresentano il totale degli obblighi di fornitura della società.
I vascelli in attesa di essere caricati sono ancora molti e gli ultimi dati in arrivo a mercato parlano di 24 petroliere ferme nei terminal in attesa di imbarcare circa 22 milioni di barili di greggio e raffinati.
Tra le scelte di PDVSA troviamo anche quella di utilizzare una tratta commerciale che passa attraverso Cuba, anche se tale percorso è adibito ai soli prodotti raffinati ed esclude il greggio.
Nel dettaglio, lungo la tratta citata in precedenza è stato trasportato olio combustibile sfruttando un terminal presso il porto di Matanzas (l’olio combustibile del Venezuela viene utilizzato in alcuni paesi per la produzione di energia elettrica. Nei mesi di maggio e luglio due vascelli sono salpati dal terminal di Matanzas con un carico di circa 550000 barili di carburante venezuelano aventi Singapore come destinazione).
L’idea di PDVSA, in ogni caso, non rappresenta certo una novità nel panorama commerciale del Petrolio in quanto sia la controllata statale venezuelana che quella cubana (Cupet) hanno già utilizzato l’infrastruttura di Matanzas per stoccare greggio e combustibili, e solamente in rare occasioni si è assistito a spedizioni verso l’Oriente a causa dell’embargo commerciale imposto dagli USA a Cuba.